La Storia di Apple 3° puntata: dal primo Mac all’arrivo di Windows
La terza puntata della Storia di Apple si apre con una brutta notizia per tutti i fan della mela mordicchiata (io sono tra questi): il Macintosh non è un’invenzione di Steve Jobs, ma di Jeff Raskin (foto).
Raskin aveva collaborato con Apple fin dal lontano 1976, quando aveva contribuito a scrivere il manuale per il Basic per l’Apple II. Alle fine degli anni ’70, Raskin si rese conto che per la sua complessità, l’Apple II obbligava l’utente ad essere anche un piccolo tecnico. Raskin iniziò così ad elaborare l’idea di un computer che potesse essere semplice ed estremamente funzionale nello stesso tempo. ll Macintosh non avrebbe dovuto avere slot di espansione e doveva avere un monitor integrato, oltre a una forma compatta che consentisse di portalo in giro con facilità. Insomma, l’idea generale del Mac iniziava concretamente a prendere forma e fu lo stesso Mike Markkula, al tempo direttore generale di Apple, a invitare Raskin a continuare l’elaborazione del concetto, cercando di verificare la possibilità di concretizzare l’idea in un prodotto realmente commerciabile.
Mentre Raskin continuava a elaborare la sua teoria, prevedendo per quello che si sarebbe dovuto chiamare Appie V un prezzo di poco superiore ai 500 Dollari, il giovane Jobs non perdeva occasione per criticare il suo lavoro, ritenendo che l’idea di Raskin non avrebbe avuto la minima possibilità di emergere nel mercato.
Il secondo membro del team Macintosh si chiamava Burrell Carver Smith ed era un esperto di hardware, fino a quel momento impegnato sul progetto Apple II. A Smith venne affidato il compito di preparare un prototipo del Macintosh. Venne utilizzato un piccolo schermo TV e un processare Motorola 6809E, dato che il 68000 che equipaggiava Lisa era troppo costoso e avrebbe fatto superare iI limite di prezzo previsto da Raskin. Uno dei membri che si unì al gruppo fu lo stesso Wozniak, affascinato dalla teoria di Raskin e ben felice di tuffarsi in quella che era la sua vera passione.
Il ruolo di Jobs nella creazione del Macintosh si fece ben presto evidente. In quel periodo, l’intera Apple era particolarmente eccitata dall’idea di Lisa e da quello che si era scoperto dalla visita alla Xerox. I ricercatori e i manager Apple erano in fermento, tutti tranne uno: il povero e bistrattato Steve Jobs che, come raccontato nel corso della seconda punta, era stato allontanato dal gruppo di ricerca di Lisa dall’allora presidente Scott.
Il progetto Macintosh apparì a Jobs come un utile strumento per dimostrare la propria capacità e umiliare tutti coloro che stavano faticosamente lavorando al progetto Lisa. Steve si tuffò immediatamente nel progetto, prendendone le redini e lasciando a Raskin il compito di occuparsi della sezione software del prossimo nato. Quello che era quindi un progetto che vedeva impegnate poche persone, divenne ben presto uno dei nuclei più vivaci dell’intera Apple. Jobs si posizionò al secondo piano di una palazzina che ai tempi era conosciuta come Texaco Towers e assunse decine di nuove persone pronte a dedicarsi anima e corpo al nuovo progetto.
La direzione dei lavori fu veramente piratesca: la palazzina dove si trovava il gruppo Macintosh era tenuta praticamente nascosta ad Apple e in questo modo Jobs poteva agire con ampia libertà. Una volta deciso insieme a Smith di equipaggiare il Mac con il processore Motorola 68000, consentendo quindi allo stesso computer di poter sfruttare la tecnologia studiata per Lisa (come ad esempio tutta la parte relativa a QuickDraw), Jobs e soci iniziarono a ispirarsi molto liberamente – per non dire a rubare – tecnologia e persone al progetto Lisa.
Il lavoro da completare era ancora troppo, e solo nel febbraio del 1982 si riuscì ad avere il primo prototipo del case del Mac, sul quale vennero inserite le firme di tutti i membri del gruppo (questa idea verrà ripresa anche dai progettisti del primo Amiga 1000 di Commodore, qualche anno dopo). A quel tempo il Macintosh appariva sempre più simile a Lisa e per questo si pensò di dotare anche questo computer di un mouse, contro il volere di Raskin che avrebbe preferito un sistema di puntamento diverso, come ad esempio una penna ottica.
Nel febbraio 1982 Steve Jobs annunciò a Raskin che si sarebbe occupato personalmente anche del settore software del progetto, lasciando a Jeffs solo la parte relativa alla documentazione. Questi non poté quindi fare altro che abbandonare definitivamente il progetto, rendendosi purtroppo conto di come Jobs avesse ormai fatto completamente suo il Macintosh.
I lavori intanto continuavano febbrili. Ben presto l’intero team si rese conto che il vero rivale del Macintosh non doveva essere considerato Lisa, ma piuttosto il nuovissimo prodotto di IBM, il PC, che stava erodendo sempre più terreno alla supremazia di Apple. Era quindi chiaro che si doveva completare subito il tutto. I problemi, sia a livello hardware sia software, erano comunque numerosi e anche la scadenza fissata per il 1983 fu disattesa.
Jobs diventava sempre più nervoso, irritante ed esigente. I membri del team lavoravano a ritmo continuo senza concedersi una minima pausa, e questo solo per riuscire a realizzare quello che per tutti loro era un vero e proprio sogno.
Alcune modifiche al progetto furono obbligatorie: la RAM che equipaggiava il Mac doveva essere pari ad almeno 128KB, l’idea del floppy drive da 5.25″ non andava più bene e si dovette quindi adottare il nuovo drive prodotto da Sony, quello da 3.5”. Infine, il prezzo del computer fu fissato a 2.495 Dollari per via degli ingenti investimenti che il nuovo presidente di Apple, John Sculley, aveva messo in atto.
Il Macintosh venne presentato il 24 gennaio 1984 alla riunione annuale dei soci Apple e venne accolto con grande entusiasmo. ll piccolo Mac era equipaggiato con un processore Motorola 68000 a 7,83MHz, aveva 128KB di RAM, un monitor monocromatico da 9 pollici, un floppy disk da 400 KB e un design davvero accattivante; era più piccolo e più veloce di Lisa, e si poteva quindi affermare che la battaglia di Jobs contro il progetto Lisa era stata vinta alla grande.
L’arrivo di Windows
Gli anni che seguirono il lancio del Macintosh furono animati e pieni di eventi che segnarono indelebilmente la storia di Apple; Jobs era consapevole che il Macintosh avrebbe avuto un futuro roseo solo se avesse garantito agli utenti un adeguato apporto di nuovi software.
Già a quel tempo un tale Bill Gates era a capo di Microsoft, una delle realtà informatiche più stabili e affermate dell’epoca, nonché uno dei maggiori produttori di software esistenti. Per questo motivo, quindi, Jobs fu praticamente costretto a venire a patti con Gates per garantire una sufficiente produzione di software.
Quello che Gates fece fu di studiare attentamente il Macintosh, ma solo per iniziare a pensare a un proprio progetto di sistema operativo che potesse mettersi in competizione con quello del computer di Apple. Il capo di Microsoft fu assolutamente perfido con Jobs e soci: da un lato faceva la parte dell’amico, socio in affari, dedicatosi anima e corpo alla causa del Macintosh; dall’altro progettava in gran segreto il proprio asso nella manica, Microsoft Windows.
Quando il nuovo sistema operativo di Gates fu pronto, prima di lanciarlo ufficialmente, questi riuscì a scendere a patti con John Sculley, CEO di Apple, ottenendo di evitare qualsiasi causa legale per l’evidente attività di plagio operata da Microsoft nei confronti di Apple. Sculley consentì a Gates di utilizzare parti della tecnologia di Apple in cambio del continuo supporto a Word e della pubblicazione di Excel in anteprima per Mac rispetto alla versione per PC.
La versione 1.0 di Microsoft Windows debuttò il 20 novembre 1985 e, sebbene le speranze di Gates fossero molte, il nuovo sistema operativo non riscosse particolare successo nel mondo informatico.
Microsoft non si diede per vinta e continuò a sviluppare il proprio OS mentre nel frattempo produceva la nuova versione di Word ed Excel per Macintosh.
Windows 2.03 debuttò nel gennaio del 1988, e questa volta le somiglianze con il sistema operativo di Apple furono talmente evidenti che i soci di Cupertino decisero di portare in Tribunale Bill Gates & C. accusando Microsoft di aver violato l’accordo concluso in passato, poiché le concessioni in esso presenti erano valide solo per la versione 1.0 di Windows. L’excursus legale fu lungo e tortuoso e nei vari gradi di Giudizio, i Giudici interpellati dichiararono che le implementazioni adottate in Windows 2.03 erano rispettose dell’accordo concluso nel 1985 con Apple.
La vicenda legale tra Apple e Microsoft era comunque irrilevante dato che ormai il sistema operativo di Microsoft dominava completamente il mercato grazie all’incredibile penetrazione avutasi con Windows 3.1 e successivamente con Windows 95.
Venerdì 16 luglio la quarta punta: Steve Jobs lascia Apple.
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3 Commento
Non si vedono alcune foto… (e 2)
Anch’io non vedo alcune foto, come posso ovviare a questo inconveniente?
Tutte le foto sono ora visibili. Pardon per l’inconveniente.