Accadde oggi: John Sculley entra a far parte di Apple
Prende il via “Accadde oggi”, una nuova rubrica di SPIDER-MAC che ha lo scopo di far conoscere un po’ meglio la storia di Apple. In realtà, è già stata pubblicata la Storia di Apple a puntate, ma ovviamente non è stato possibile raccontare tutto.
Il primo articolo di “Accadde oggi” arriva leggermente in ritardo, ma è ugualmente interessante perché si parla di John Sculley, che oltre per l’errore di valutazione di concedere a Bill Gates di copiare il sistema operativo di Apple, viene ricordato per un altro “fattaccio”: essere stato colui che osò cacciare Steve Jobs da Apple.
8 aprile 1983: John Sculley viene nominato presidente e CEO di Apple Computer, dopo che Steve Jobs lo convinse a lasciare la sua posizione di presidente della Pepsi Cola . In realtà, Steve Jobs avrebbe voluto per se la carica di presidente, ma l’allora amministratore delegato Mike Markkula non pensava che Jobs fosse pronto ad assumersi questa responsabilità.
Allora, Jobs decise che l’uomo giusto poteva essere Sculley, perché era stato l’artefice del crescente successo della Pepsi contro Coca-Cola. Steve Jobs sperava che Sculley potesse replicare lo stesso tipo di successo di marketing per Apple contro IBM. Secondo una leggenda, Jobs avrebbe chiesto a Sculley: “Vuoi vendere acqua zuccherata per il resto della tua vita o vuoi venire con me e cambiare il mondo?”
Inizialmente i rapporti tra Sculley e Jobs furono idilliaci. Avendo avuto la fortuna di entrare in Apple proprio nel momento in cui veniva lanciato con successo il Macintosh, Sculley si era garantito la possibilità di stringere una forte amicizia con Jobs. Ma l’ottimo rapporto non durò troppo a lungo. Ben presto le vendite del Mac iniziarono a calare e non raggiunsero i livelli sperati. Il Natale del 1984 divenne rischioso per Apple perché, per la prima volta nella storia della società di Cupertino, non vi erano più le incredibili vendite di Apple Il pronte a sostenere qualsiasi momento di incertezza sul mercato. Cupertino in quel periodo si apprestava a rendere pubblico il suo primo quarto fiscale in perdita e si preannunciavano scelte difficili, come licenziamenti e ridimensionamenti strutturali.
Il 10 aprile 1985, durante un’assemblea del consiglio di amministrazione, Sculley chiese apertamente che Jobs venisse sollevato da qualsiasi incarico che avesse natura operativa. Il motivo di questa scelta era dovuto al fatto che Jobs continuava a gestire settori di Apple sui quali non aveva nessun potere e, come era stato dimostrato dall’insuccesso di Apple III e di Lisa, le sue capacità gestionali e manageriali venivano messe in forte discussione.
Il consiglio di amministrazione autorizzò quanto chiesto da SculIey, e Jobs venne sollevato da qualsiasi incarico che avesse funzione operativa, pur mantenendo il proprio posto di presidente. Steve Jobs cercò vendetta conducendo Sculley verso la cosiddetta “trappola cinese”; con la scusa di inviare il presidente di Apple in Cina per un incontro con il vice premier del posto, Jobs intendeva indire un’assemblea a sorpresa chiedendo di estromettere Sculley dal proprio incarico. Purtroppo una talpa spifferò il segreto a Sculley, che intervenne in assemblea mettendo ai voti il proprio ruolo: i consiglieri avrebbero dovuto decidere chi dei due tenere, se Sculley o Jobs. ll consiglio di amministrazione scelse Sculley e il povero Steve, dopo qualche tentativo di rivincita, dovette accettare il proprio destino: il 17 settembre 1985 presentò le proprie dimissioni a Markkula.
Bisogna chiedersi come l’industria dei computer sarebbe diversa oggi, se Steve Jobs fosse rimasto nella sua azienda nel 1985. La storia recente di aziende come Facebook, Google, e anche Apple del ritorno di Jobs, hanno dimostrato che i visionari possono essere grandi leader delle aziende di tecnologia.