La Tela del Ragno: Apple ha le mani legate ad Hong Kong
In queste ore imperversa la polemica sulla rimozione dell’app HKmap.live dall’App Store, con Apple accusata di badare più alle pubbliche relazioni con il Governo cinese e al profitto piuttosto che perseguire gli sbandierati ideali di libertà e uguaglianza.
Per chi non avesse seguito la vicenda, HKmap.live è (anche) una app che permette di segnalare ai cittadini di Hong Kong dove si svolgono le manifestazioni di protesta in atto nell’ex colonia inglese, e quindi anche la posizione della Polizia, accusata più volte di aver usato la forza con persone che passavano per caso proprio dove si stava svolgendo una dimostrazione. Grazie a questa app, chi desiderava spostarsi ad Hong Kong poteva farlo evitando manifestanti e forze dell’ordine.
Per quanto HKmap.live sia stata sviluppata con dei principi nobili, i manifestati la utilizzavano per organizzare dei cortei nei posti dove non c’era la Polizia, e i delinquenti per perpetrare reati in zone non sorvegliate.
Da qui la decisone altalenante di Apple di rimuove l’app, riammetterla nell’App Store e poi infine di eliminarla definitivamente. Sulla questione è intervenuto Tim Cook in persona, spiegando che per via dell’uso distorto dell’app da parte dei delinquenti era diventata troppo pericolosa, e poi perché era contraria alle Leggi locali.
La Cina è tutto tranne che un Paese democratico, ma fa gola a qualsiasi industria per via degli 1,4 miliardi di abitanti e della classe media ancora in formazione.
Il Partito Comunista che governa il Paese ha sempre avuto la mano pesante con Apple: via i libri sul Tibet dall’iBook Store, via le canzoni anti cinesi dall’iTunes Store, via perfino le bandierine di Taiwan dalla tastiera Emoji di iPhone e Mac, e tante altre pretese assurde tipiche di un regime dittatoriale.
Sull’app HKmap.live è intervenuto “pericolosamente” anche il “Quotidiano del Popolo”, la voce del Partito Comunista cinese: “L’approvazione di Apple all’app ovviamente aiuta i ribelli, questo significa che intendeva essere complice dei rivoltosi?”, si legge nel commento, che definisce l’azione di Cupertino “imprudente e sconsiderata”. Se Apple non avesse rimosso l’app, Pechino avrebbe fatto chiudere l’App Store cinese.
Per questo non capisco chi si indigna per il comportamento di Apple. Certo, sarebbe bello e coerente se Tim Cook dicesse “Noi con voi non vogliamo avere nulla a che fare, ce ne andiamo dalla Cina”. Ma, avrebbe poco senso se poi tutte le altre industrie occidentali rimanessero. Ci vorrebbe un’azione corale. E naturalmente spostare la produzione al di fuori dalla Cina comporterebbe un aumento dei prezzi dei vari prodotti che provocherebbe l’indignazione di chi adesso si indigna per il comportamento di Apple. Chiaramente tutto questo non si può fare, o meglio i problemi politici non possono essere risolti da una o più aziende, per questo c’è la politica, la diplomazia tra Paesi e così via.
La Tela del Ragno è l’editoriale, ma senza editore, di Spider-Mac, ma come un editoriale tratta un problema o un fatto di rilevante attualità legato al mondo Apple.
5 Commento
Complimenti. Bell’articolo, molto chiaro ed esaustivo.
il governo cinese ha tutto il diritto di far eliminare una app che lede la sicurezza nazionale in qualche modo. Ottima scelta di apple!
Da qualche parte si deve pur cominciare…
Purtroppo siamo tutti devoti al Dio soldo.
Uno dei tanti inchini che Apple (e non solo) deve fare per poter vender… ehm… migliorare la vita dei cinesi.
L’ultima è la richiesta ai produttori di contenuti per AppleTV+ di evitare contenuti che potrebbero mettere la Cina in cattiva luce…
Però nel prossimo aggiornamento avremo 150 nuovi emoji (tranne, ovviamente, la bandiera di Taiwan)!!