Apple nega di favorire le proprie app nei risultati di ricerca dell’App Store
Non è un periodo fortunato per le relazioni pubbliche di Apple con i maggiori giornali americani. Dopo la notizia dei chip spia cinesi trovati nei server di Cupertino lanciata da Bloomberg – storia duramente contestata da Tim Cook che ha chiesto una ritrattazione – adesso l’autorevole The Wall Street Journal accusa Cupertino di favorire le proprie app nei risultati di ricerca dell’App Store.
Il quotidiano ha effettuato una serie di prove con sei iPhone (tre “personalizzati” e gli altri “nuovi”) per eseguire ricerche con parole chiave come “musica”, “tv”, “film” e “mappe”. Nel 95% dei casi, in cima all’elenco dei risultati di ricerca sono apparse app di Apple che generano vendite, come Apple TV per i film.
Cupertino ha spiegato di aver condotto propri test in risposta alle accuse del WSJ. Alcune ricerche hanno prodotto risultati diversi, con le applicazioni Apple che non sono apparse al primo posto. In più, un portavoce di Cupertino ha spiegato che sulle ricerche influisce anche il comportamento dell’utente. Ad esempio, molti adoperano la funzione di ricerca di iOS per trovare e lanciare più rapidamente le app già installate, questo unito al machine learning (apprendimento automatico) che impara a capire cosa cerca più frequentemente l’utente, influenzano anche le ricerche sull’App Store.
Audiobooks, una società RBmedia, si è lamentata perché la sua app è stata a lungo al numero 1 nella classifica degli audiolibri, poi “improvvisamente” Books di Apple l’ha scavalcata. Questa variazione ha provocato un calo del 25% dei download giornalieri. A riguardo, Apple ha spiegato che una ricerca può essere influenzata anche dalla perfetta corrispondenza tra la parola chiave utilizzata e il nome dell’app, quindi è ragionevolmente normale che cercando “books” nei risultati appaia al primo posto l’app Books.
Apple ha inoltre spiegato che il suo algoritmo usa 42 fattori per determinare come le app devono essere classificate nella ricerca, e funziona allo stesso modo per tutte le app, incluse le proprie. La formula dell’algoritmo è ovviamente segreta per non avvantaggiare gli sviluppatori più smaliziati, in ogni caso, “I quattro fattori che influenzano maggiormente le classifiche sono i download, le valutazioni, la pertinenza e il comportamento degli utenti”, ha precisato il portavoce di Apple.